giovedì 7 febbraio 2013





Comprendere ed educare i bambini di oggi.

 

 Incontro con la Dott.ssa Paola Paolini





lunedì 4 febbraio 2013



I bambini: uno dei 13 destinatari dell'azione educativa

Quando andiamo a parlare di lavoro educativo dobbiamo sempre tenere in considerazione che l'azione educativa è sempre rivolta ad un destinatario, non è possibile proporre un'educazione astratta ma bisogna sempre far riferimento ad un luogo e ad un tempo.
Andando a considerare il destinatario della nostra azione dobbiamo identificarlo come un'entità complessa non riducibile ad una caratteristica, infatti il destinatario comprende:
  • innanzitutto è sempre una persona umana ed è a priori soggettivo ed empirico in ogni impresa di conoscenza > soggetto non è mai definibile prima ma rimane inconoscibile, possiede una libertà. All'educatore / genitore è negata la possibilità di conoscerlo a pieno;
  • possiede una storia esistenziale parzialmente interpretabile;
  • inevitabilità esistenziale della soggettività, la quale porta ad una complessità propria dell'azione educativa.
Il primo destinatario dell'azione educativa è proprio il bambino. Ciò è stato sostenuto ed evidenziato soprattutto negli ultimi anni, il tutto è regolato da delle leggi nazionali e con la predisposizione di servizi specifici a sostegno del benessere del bambino.
I primi che si sino interessati al sostentamento e aiuto dei più piccoli sono:
  • Elda Scarzella negli anni '60, periodo del boom economico in cui si è visto necessaria la predisposizione  di strutture specifiche per custodire i bambini più piccoli mentre le madri lavoravano. Ecco che si definisce una politica di sostegno al lavoro femminile > è presente una cura del bambino in cui non è ancora evidente un'intenzionalità educativa;
  • 1925 l'opera nazionale maternità infanzia (ONMI) > assistenza al bambino abbandonato, cura, assistenza sanitari e nutrizionale, garantisce la custodia e un benessere fisico e psicologico. Realizzazione di spazi in cui si riflette l'idea che il bambino è un soggetto da assistere;
  • legge 1044 del 1971 predisposizione di asili nido comunali: proposti a sostegno della donna pronta per entrare nel mondo del lavoro. Ecco che l'asilo svolge una funzione pedagogica ed educativa non solo sociale: è un servizio pubblico. I primi asili si inseriscono nelle fabbriche.
  • legge 285 del 1997 afferma che gli asili sono luoghi di incontro e confronto tra educatore e famiglia. Ruolo fondante di quest'ultima con cui si deve predisporre un rapporto di fiducia, ascolto e compartecipazione nello sviluppo. Predisposizione di progetti a sostegno di uno sviluppo globale del bambino.
  • Loris Malaguzzi ripropone le idee della Montessori, realizza strutture per rispondere all'esigenza sociale, propone degli asili nei comuni nel circondario di Reggio Emilia: il più importante è negli anni '90 Reggio Children successivamente copiata in tutto il mondo.
(appunti presi a lezione di pedagogia generale e sociale della prof.Biasin)

venerdì 1 febbraio 2013

martedì 29 gennaio 2013

Il ruolo del padre nello sviluppo del bambino

Nella società moderna gli uomini stanno cambiando il loro modo di porsi nei confronti del figlio: ciò che cambia è la competenza genitoriale molto diversa rispetto ad un tempo.
Oggi tale competenza è visibile nel continuo e sempre più evidente possibilità di affiancarsi alla figura materna: ossia il padre è in grado di assecondare le cure del bambino, è in grado di alimentare il bambino grazie all'uso del biberon, oppure si occupa di cambiare i pannolini e riesce a fare il bagnetto. Parlare del nuovo tipo di relazione che si va ad instaurare con il padre non si intende però andare ad intaccare  o sostituire la figura della madre: infatti entrambe le relazioni sono uniche e irripetibili.


In un tempo antico la donna aveva il compito di mettere “al” mondo il figlio e il padre quello di metterlo “nel” mondo, di insegnargli a vivere nella società. Il padre era colui che trasmetteva le regole sociali, esempio di autorità, e detentore dei valori. Il padre era la figura forte che proteggeva il figlio e lo accompagnava nel mondo insegnandogli a vivere e ad adattarsi alle richieste sociali.

Nella società moderna il padre ha modificato radicalmente la sua posizione, non solo a causa del cambiamento della società ma anche a causa dei continui cambiamenti radicati nello stesso tessuto sociale in cui rientra il paradigma mentale del tempo.
Interessante è anche notare il cambiamento che ha riguardato il ruolo della donna nella società odierna. La donna moderna non solo è moglie ma è anche madre che lavora, la quale è in grado di suddividere la sua vita tra faccende domestiche, vita professionale ed educazione dei figli.

"Tanto più la donna esce dalle mura domestiche e si proietta nella società tanto più l’uomo entra in casa, contribuisce alle faccende domestiche e alla crescita dei figli."


Secondo alcune ricerche proposte sulla possibilità che esista un particolare istinto paterno considerano e mettono in evidenza un potenziale innato che si attiva con l’esperienza di diventare genitori ma che ha inevitabilmente un’interazione con gli aspetti culturali dell’ambiente. Sia nel maschio che nella femmina esiste una predisposizione ad assumere comportamenti di cura nei confronti dei figli ma il condizionamento sociale e culturale porta l'uomo ad una deviazione dell'atteggiamento secondo modalità accettati dalla società. Secondo altre ricerche si parla della paternità come pura “invenzione sociale” identificabile come un comportamento appreso differente della maternità. 

Se dobbiamo pensare al padre, soprattutto nei primi anni di vita del bambino, ma non solo, scopriamo che egli riveste effettivamente un’importantissima funzione: egli sostiene e in parte determina la relazione madre-bambino proprio grazie al suo modo di essere presente nella famiglia, con questa funzione egli regola la distanza nel rapporto madre-figlio: potremmo definirlo il regolatore della relazione empatica.
Freud (1924) teorizza l'ingresso del padre nella relazione con il figlio solo attorno ai tre o quattro anni di vita: egli entra veramente nel triangolo relazionale solo in epoca edipica.

(www.psicologi-italia.it/psicologia)

sabato 26 gennaio 2013

STRANGE SITUATION
L'esperimento, si compone di otto fasi di 3 min. ciascuna
1º episodio: in una stanza apposita vengono fatti entrare, e successivamente lasciati soli, la madre con il figlio.
2º episodio: nella stanza sono presenti dei giocattoli in un angolo, il bambino ha così la possibilità di esplorare l'ambiente ed, eventualmente, giocare con lei.
3º episodio: entra un estraneo che siede prima in silenzio, poi parla con la madre e successivamente coinvolge il piccolo in qualche gioco.
4º episodio: la madre esce lasciando il bambino con l'estraneo.
5º episodio: successivamente rientra la madre nella stanza ed esce lo sconosciuto.
6º episodio: in questo episodio la madre lascia di nuovo il bambino; è da notare che questa volta lo lascia solo.
7º episodio: entra l'estraneo e, se necessario, cerca di consolare il bambino.
8º episodio: la madre rientra nella stanza.

 (appunti presi a lezione di pedagogia generale e sociale prof.Biasin)



mercoledì 23 gennaio 2013

MARY AINSWORTH (1913-1999)
Come Bowlby anche Mary Ainsworth propone dei tipi di attaccamento madre/bambino. L'attaccamento è il modello di protezione e base sicura cui ritornare nelle fasi di esplorazione della reltà circostante.

In particolare propone un'attenta osservazione sperimentale sui piccoli primati dei coniugi Harlow  tra il 1958 e il 1965. E' visibile come si cercò di allevare i cuccioli di macaco privandoli della madre; le scimmie disponevano solo di due sostituti materni: uno era un peluche di morbida stoffa e l'altro di metallo; quest'ultimo era fornito di biberon al quale le scimmie affamate si attaccavano per succhiare il latte. Dalle ripetute osservazioni risulta evidente come le scimmie trascorrevano la maggior parte del tempo vicino al pupazzo di stoffa, anche se era privo di biberon, e si attaccavano alla sagoma metallica solo per mangiare. Dopo qualche settimana le scimmie divennero tristi e spaurite a causa della mancanza del contatto fisico e di sguardi. Quando le scimmie divennero grandi si comportarono come "cattive madri": mostravano indifferenza verso i loro piccoli, non li allattavano, non si ribellavano se succedeva qualche cosa ai piccoli e arrivavano ad aggredirli e rifiutarli.
Oltre ad una sperimentazione scientifica propone anche un'osservazione nei piccoli degli esseri umani visibile nella STRANGE SITUATION. Qui viene provocato uno stress relazionale che rivela i principali stili di comportamento attivati: ilo comportamento esploratorio, il comportamento prudente o timoroso, il comportamento di attaccamento, il comportamento socievole e il comportamento arrabbiato/ resistente.

(appunti presi a lezione di pedagogia generale e sociale della prof.Biasin)


domenica 20 gennaio 2013


BOWLBY: TEORIA DELL'ATTACCAMENTO
Propone una teoria dell'attaccamento la quale è sostenuta da una base etologica-biologica tra organismo e ambiente. In particolare questa teoria mette in evidenza l'importanza della relazione tra madre e bambino, questo risulta essere il punto di partenza per interpretare i legami affettivi. Se l'attaccamento risulta essere sicuro porta un senso di protezione sia interna sia esterna rispetto ad agenti che possono danneggiare il bambino. Il legame che va a costituirsi nei primi anni di vita è il prototipo della percezione di sé in una relazione con gli altri.
Esistono 4 tipi di attaccamento definiti attachment patterns ( Bowlby, Ainsworth, Main):
 (immagine presa dalle slide del corso)
  • l'attaccamento risulta essere sicuro nel 70% della popolazione, mentre il restante 30% si divide tra insicuro evitante e insicuro ambivalente;
  • l'attaccamento insicuro ambivalente è visibile nei casi in cui il bambino si trova all'interno di una famiglia a rischio;
  • l'attaccamento disorganizzato/disorientante può dare origine a patologie ed è dovuto principalmente a maltrattamenti, abusi, psicopatologie;
  • l'attaccamento insicuro è dovuto ad una serie di fattori che caratterizzano il caregiver (stress, divorzio, morte, abusi, malattia...);
  • è possibile il passaggio dall'attaccamento insicuro a quello sicuro tramite il recupero della relazione con il bambino;
  • l'attaccamento dipende dalla qualità di rapporto con il caregiver;
  • l'attaccamento persiste per tre generazioni e dipende dalla cultura di appartenenza.
(appunti presi a lezione di pedagogia generale e sociale della prof.Biasin)